Pop latin mexican folk
Lu Colombo interpreta una raccolta delle più belle canzoni di Joaquin Sabina, considerato il massimo esponente della canzone d’autore spagnola, quasi sconosciuto in Italia.
Sergio S. Sacchi, traduttore dei testi di Sabina scrive: “Con la complicità di Sergio Staino che non solo mi ha messo in contatto con Lu Colombo, ma che mi ha anche manifestato l’amore di lei per le canzoni di Sabina, mi sono lasciato trascinare in questa esaltante avventura. Lu Colombo era l’interprete femminile che cercavo da anni, possiede un timbro grave e incisivo che promuove la vibrazione cardiaca, ha una voce che sa di vita, non di astratti vocalizzi. E, soprattutto, quelle canzoni cosi apparentemente “leggere” che le hanno dato il successo, nascondevano poetiche intriganti. E le composizioni, dai ritmi più disparati di Sabina sono, prima di tutto, canzoni sanguignamente intellettuali che si immergono nell’esistenza”.
Joaquin Sabina è interprete molto difficile da tradurre, con tutte quelle acrobazie ritmiche, con quella sapienza filologica, con i suoi divertiti richiami culturali, quella manoia della citazione spesso sotterranea. Ma proprio perché unisce questa sapienza tecnica a una poetica da “canaglia” risulta irrimediabilmente affascinante. Il fatto stesso che lo stesso Sabina, dopo aver ascoltato il disco, abbia sentito la necessità di telefonare per congratularsi sia per le interpretazioni che per le traduzioni (lui che negli Anni 80 era il traduttore spagnolo per eccellenza di tutti i successi italiani) ci ha dato la conferma che non avevamo fallito l’obiettivo artistico: Sabina non ha telefono ne’ pc, non risponde nemmeno al Subcomandante marcos che pure e’ suo amico.
L’essersi spontaneamente fatto vivo, vorrà pure dire qualcosa…
Millenovecentoquarantasette è una libera interpretazione di De purisima y oro che parla della Madrid del dopoguerra (riferendosi naturalmente alla guerra civile spagnola) ed è una canzone zeppa di riferimenti storici, culturali, geografici e sociali di quel periodo. Quindi intraducibile. Ma la musica, dello stesso Sabina, ha offerto una chiave di trasposizione: la Napoli del nostro dopoguerra, con tutti gli adattamenti del caso.
Note su Joaquin Sabina
Cantore della movida madrilena degli anni 80, coltiva amicizie nel mondo della cultura e della politica internazionali come Gabriel Garcia Marquez, Fidel Castro e il Subcomandante Marcos. Cocainomane alcolizzato scrittore poeta e cantautore, raffinato costruttore di versi, nella sua musica mischia diverse influenze musicali come il rock, la rumba andalusa,il tango, il pop. Colto filologo, ricco di citazioni, equilibrista del verso dalla magia sarcastica e amara, le sue canzoni sanguignamente intellettuali si immergono nell’esistenza sempre in modo scanzonato ma con valori di etica sociale che non rinunciano mai all’impegno civile. La sua spregiudicatezza amplifica il senso di solitudine che pervade le sue canzoni d’amore. Nel 2001 viene colpito da un ictus durante un concerto, smette la cocaina e va in depressione poi si riprende e pubblica il suo diciannovesimo album e il suo undicesimo libro.
1. Chiusura Per Fallimento
J. Sabina – A. Stivel – S. S. Sacchi
Questo balsamo non cura cicatrici
questa rumba non ci innamorerà
col tuo rosario di favole infelici
taci più di quel che dici
però dici verità
Questa segreteria che non ha riguardi
A questo messaggio non risponderò
richiamerò domani che oggi è tardi
questi modi un po’ codardi
di non dirci mai di no
Questa cenere sul capo che cospargo
questa clessidra pigra e il suo tran tran
questo sciopero di baci, questo letargo
il pantalone lungo è largo
per il vecchio Peter Pan
Questo ritardo che non ha preavviso
questo beffardo “con te o senza di te”
questo sguardo variabile e impreciso
non dimentica il tuo viso
ma si scorda i tuoi perché
Non abusare del mio vigore
non accusare questo cuore
la chiusura per fallimento
gia’ lo sento è ormai in arrivo
e tra le rughe della voce
filtra la fine dell’incanto
perché so che io ti canto
gli ultimi versi che ti scrivo
per dirci “addio” abbiamo
molto piu’di un buon motivo
Quest’ultima fila va cosi lontano
nel muto alzabandiera del mattino
Questa guerra civile, i mano a mano
questo o moro o cristiano
questo muro di Berlino.
Questo virus che non muore e non ci uccide
questa amnesia nel palato del gourmet
la finestra di Dali che ti sorride
questa tossica anidride
di ogni stolto autodafè.
Questo farsi adulti senza una carezza
questa campana che non fa din don
questa valle che fabbrica tristezza
questo dubbio questa certezza
questo mojito senza ron.
Questa macchia di sangue e rosso lacca
che la solitudine ci lasciò
in un’ anima che torna sempre stracca
prigioniera di una giacca
che è rinchiusa in un paltò
Non abusare del mio vigore
non accusare questo cuore
la chiusura per fallimento
gia’ lo sento, è ormai in arrivo
e tra le rughe della voce
filtra la fine dell’incanto
perché so che io ti canto
gli ultimi versi che ti scrivo
Non abusare del mio vigore
non accusare questo cuore
la chiusura per fallimento
gia’ lo sento, è ormai in arrivo
e tra le rughe della voce
filtra la fine dell’incanto
perché so che io ti canto
gli ultimi versi che ti scrivo
per dirci “addio” abbiamo
molto più di un buon motivo
2. Una Canzone Per La Maddalena
J. Sabina – P. Milanes – S. S. Sacchi
Se a mezzanotte, là lungo quel viale
arriverai
dove c’è il chiosco sul piazzale,
ti accorgerai
che quelle luci arcobaleno
ti stan facendo l’occhiolino
fatti vicino e frena
e se la Maddalena
chiede un bicchiere
ve l’ offro io
dalle da bere.
Accosta a quella porta e chiama
che ti disseterai
se stai cercando quella dama
che ora non hai.
Chiedo solo che tu mi scriva
per sapere se è ancora viva
la vergine dei peccati
la sposa del fior della saliva
il sesso con amor degli sposati.
Con il suo grande cuore
a cinque stelle
anche il figlio di un Dio
la vide e volle
la sua pelle
e niente gli costò
la Maddalena.
Se sei più solo della luna
convinciti e poi vai
e brinda, ma mica con qualcuna
no, proprio con lei
e quando il baracchino chiude dalle il doppio
di cio’ che chiede
per ogni suo favore
che in casa di Maria di Magdala
la mala compagnia è la migliore.
Se è un vuoto a perdere perduto
la vita che tu hai
cerca quell’angelo caduto
e allora troverai
lungo quel viale redentore
il fiore che rimane il più proibito
il mito delle aurore
la più signora di tutte le puttane
la più puttana di tutte le signore
Con il suo grande cuore
a cinque stelle
che anche il figlio di un Dio
la vide e volle
la sua pelle
e niente gli costò
la Maddalena.
3. Le Lune Di Miele
J. Sabina – S. S. Sacchi
Che il silicone non spenga il sorriso
Che l’aquilone non abbia una ciurma
Sia il calendario un po’ meno deciso
Che il dizionario sia l’ unica arma
Che il voglio vinca la guerra del posso
Che la persiana corregga le aurore
Che poi chi spera non lo uccida l’adesso
Che poi chi spara lo ammazzi il terrore
L’ultimo giorno mi prenda ballando
E che mi prenda dicendo: rimani
Che io non sappia ne’ come ne’quando
Se sto volando ne’ ieri o domani
Resti di moda il cuore che batte
Che ci si abbronzi col sole di aprile
Che ogni notte sia la prima notte
Che ogni luna sia luna di miele
La verita’ non abbia complessi
Che la menzogna ci sembri menzogna
Non sia lo specchio a darci i successi
Che i suoi riflessi non diano vergogna
Che l’abbandono non sia tanto amaro
Che ogni cena sia l’ultima cena
Che aver coraggio non sia troppo caro
Che esser vigliacchi non valga la pena
Che non ci comprino a meno di niente
Che non ci vendano amor senza spine
Non ci racconti le fiabe chi mente
Che resti aperto il tuo bar senza fine
Resti di moda il cuore che batte
Che ci si abbronzi col sole di aprile
Che ogni notte sia la prima notte
che ogni luna sia luna di miele
4. Come Un Mal Di Denti
Subcomandante Marcos – J. Sabina – P. Varona – S. S. Sacchi
Come se approdasse a dei porti la mia ansia
come se ci fosse un modo di esser forti
come se esistesse poi la meta dei miei passi
come se trovassi risposte a ogni domanda
come arrivare all’oggi ogni mattina
come una pausa profonda e lieta
come un mal di denti che si acquieta
come l’impossibile che si avvera
come se davvero qualcuno mi volesse
come se a sera un buon poema mi riuscisse
una preghiera…. una preghiera….
come se l’arena cantasse nel deserto
i canti di sirena del mar Morto
come se avesse sei cavalli il mio calesse
come se scrivesse un cieco un libro aperto
vieni a abitare l’angolo degli occhi
semina briciole di pane caldo
sulle canizie di un giovane spavaldo
dai voce al sordo e allo storpio ali
benedici il nostro grano e i nostri frutti
come se noi fossimo complici dei lutti
del nostro cuore… del nostro cuore…
5. Il Chiosco Di Giosue’
J. Sabina – S. S. Sacchi
La notte che Rossellina
fece una scena
alla patria potestà
e oltre all’attico all’Arena
chiese un SUV in proprietà,
giù al parco, su una panchina,
lui si svegliò
e il chiosco di Giosuè
era proprio lì di fianco
e con passo stanco
al banco si avvicinò.
“Ne resta un poco di meno”
sereno gli fece quello
e gli servì
con un gesto di routine il solito
goccio di gin
così lui con meraviglia,
la bottiglia controllò.
E poi, dato un ciao a Samanta
che lì accanto era di ronda,
recuperò
l’ambito posto d’onore
da gran socio fondatore
e cavaliere di corvé de
la tavola rotonda
del caffè di Giosué.
E c’era Dafne, petto benigno,
e Blek Macigno col suo collega
che con l’archetto e la sega suona Chopin
Marta che e’ quasi straniera
Detta diva dei 2 mondi Paolo
t’arriva all’addome
Ma c’ ha il nome dei grandi:
Maldini e Gauguin.
Associato in società
con tali soci
ciascuno immaginerà
che anche il lavoro non va
che la salute non c’è
e pure l’amore non è
non è mai dei più felici.
E la testa poi accarezza
la schiuma di una tristezza
crepuscolar
tra l’ossido quotidiano e le
utopie nel gelo
con l’azzurro arcano del cielo
secondo Raitre
e la famosa cazzata
candidamente sparata
da Giosuè
che quando gli fu chiesto
se era mai stato innamorato
con tono da intervista “no”
signore,” disse “no
son stato sempre barista”
Accanto a Dafne di sentinella
C’e’sempre Lella,Bubu l’atleta
Il programmatore poeta che legge il Che
La carmelitana scalza
Coi tacchi a spillo da dieci Matilde
dai pianti greci cugina
d’una vicina
della Berte’
Associato in società
con tali soci
ciascuno immaginerà
che anche il lavoro non va
che la salute non c’è
e anche l’amore non è
non è mai dei più felici.
Associato in società
con tali soci
ciascuno immaginerà
che anche il lavoro non va
che la salute non c’è
e anche l’amore non è
non è mai dei più felici.
6. Millenovecentoquarantasette
J. Sabina – A. Oliver – Liberissimo adattamento italiano di S. S. Sacchi
Accademia di taglio e di cucito
gasogeno, Totò, la Topolino
la futura Radio Elettra di Torino (1)
pidocchi, olio di ricino, sciuscià.
Per gli abiti da sposa via del Duomo
per l’Annunziata (2)bambini con l’angina
e per la tisi brodo di gallina
per i turisti “jamme jamme ja”.
Per le fusa due posti in galleria (3)
la casa chiusa per il sentimento
la nazione che è senza monarchia
ha le corone del Venerdì Santo.
Pall Mall king size (4), gessato e brillantina
in Lambretta scorazzano i gagà
da Scaturchio (5) gli studenti la mattina,
la lezione se la fanno coi babà.
Erano andati via gli Americani
cantando “oj vita mia” e “Torna a Surriento”
erano andati via
soldati e capitani
ma poi a Santa Lucia un bastimento
giunse con frumento e con farina (7)
che senza il pane caldo alla mattina
Amore & Fantasia nun c’ po’ sta.
Nelle edicole Oggi trasudava
di Faruk, Elisabetta e di Chanel (8)
chi non sapeva leggere imparava
su Sogno, Bolero e Grand Hôtel. (9)
Ch ‘a nuttata aveva da passa’ (10)
e il morto, quando parla, è quarantotto (11)
e si sognava per giocare al lotto
e si giocava tanto per sognar.
Sessantadue invece è muorto acciso
L’oro di Napoli stava lì nell’aria (12)
ma Treviso diventava milionaria
e con un dodici alla Sisal da pascià. (13)
E grazie al re, ma di Poggioreale,
l’oro di San Gennaro era tornato (14)
e Lauro comperava un suo partito
per diventare il re della città. (15)
Andato via il mito americano
la vita armava i sogni e i disinganni
Eduardo in Romania (16)
Evita in Vaticano (17)
la radio poi compiva cinquant’anni (18)
la sera si ascoltava, tutti lì,
Bartali e Coppi (19), Saragat e Nenni (20)
e il Napoli finiva in serie B. (21)
1 ) A differenza della Francia (Céline ce ne fornisce un suggestivo quadro nella seconda parte di Morte a credito), in Italia l’insegnamento a distanza non è mai stato praticato. La Scuola Radio Elettra di Torino, la più famosa scuola per corrispondenza italiana che insegnerà via posta a riparare apparecchi radiofonici, verrà fondata nel 1951. Ma nel primo dopoguerra molti fattori determinano la sua nascita: la diffusione della radio che è il vero mezzo di comunicazione di massa, la necessità di trovare un lavoro specializzato, la possibilità di un apprendimento domestico, il fascino per le novità della tecnologia, la prospettiva di risparmio del fai da te.
2 ) Quello della Santissima Annunziata è il brefotrofio principale di Napoli.
3 ) Nei cinema, il biglietto in galleria è più caro di quello in platea. Qui gli innamorati cercano momenti di effusioni più o meno intime.
4 ) Nel 1947 vige il razionamento del tabacco: trenta sigarette alla settimana. Le americane (importate dai soldati statunitensi, ma diffuse poi dal contrabbando) sono rigorosamente senza filtro: Camel, Philip Morris, Lucky Strike, Chesterfield e Pall Mall. Queste ultime vengono prodotte esclusivamente nel modello king size.
5 ) Gli scooter italiani (sia la Lambretta che la Vespa) fanno la loro apparizione nel 1947.
6 ) Una delle storiche pasticcerie napoletane, la cui specialità sono i ministeriali e i babà.
7 ) Il piano Marshall di aiuti americani all’Europa del dopoguerra viene annunciato il 5 giugno del 1947. Si tratta di contributi prettamente alimentari. Nello stesso anno arriva nel porto di Napoli la prima nave destinata all’Italia, carica di farina.
8 ) Il settimanale Oggi, fondato nel 1939 da Pannunzio e Benedett,i rilanciato nel 1945 dall’editore Angelo Rizzoli e dal direttore Edilio Rusconi, assume due anni dopo l’attuale veste grafica. Proprio nel 1947, grazie allo scoop di un servizio fotografico delle nozze di Elisabetta di Inghilterra, raggiunge clamorosamente il traguardo delle 250.000 copie.
9 ) Il primo “fumetto fotografico” (invenzione tutta italiana che insegna a leggere a tante ragazze italiane) appare su Sogno l’8 maggio del 1947, seguito, diciassette giorni dopo, da un analogo esperimento su Bolero Film. Il settimanale Grand Hôtel era nato l’anno prima, ma con racconti esclusivamente disegnati. Ma si converte anch’esso al fotoromanzo diventando una rivista leader del settore.
10 ) A da passà ‘a nuttata è la celebre battuta della commedia Napoli milionaria di Eduardo De Filippo, rappresentata per la prima volta nel 1945.
11 ) Nella Smorfia Napoletana (una serie di numeri, ricavati dall’interpretazione dei sogni, da giocare al Lotto) il morto che parla corrisponde al 48 e quello ucciso al 62.
12 ) Il libro L’oro di Napoli, di Giuseppe Marotta, viene pubblicato nel 1947 (come pure un altro importante romanzo, Spaccanapoli di Domenico Rea).
13 ) La schedina di pronostici basato sulle partite di calcio parte il 5 maggio del 1946. Si tratta della Schedina Sisal . La grande diffusione avviene però nella primavera del 1947, sull’eco della vincita di 64 milioni da parte di Pietro Aleotti di Treviso, falegname specializzato in costruzione di bare. Che indovina i dodici risultati. Nel 1948 il gioco verrà espropriato dai Monopoli di Stato che gli daranno il nome di Totocalcio. Nel 1951 la schedina diventerà di tredici partite.
14 ) Il tesoro di San Gennaro, custodito in Vaticano dopo che i bombardamenti alleati avevano colpito Napoli, viene riportato in città nel 1947, con un viaggio molto avventuroso, da Giuseppe Navarra, ricco, venerato quanto discusso, personaggio, denominato “re di Poggioreale”.
15 ) La vita pubblica dell’armatore Achille Lauro è stata caratterizzata da ardite manovre. Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni durante il ventennio fascista, nel 1943 viene arrestato dagli alleati e imprigionato per 22 mesi. Nel 1947 aderisce al Fronte dell’Uomo Qualunque del giornalista Guglielmo Giannini, ma nello stesso anno corrompe tantissimi deputati convincendoli a tradire il leader per convergere in un partito (“il partito dei senza partito”) che si impegna a fondare. Di fatto, ripianando i debiti del Partito Nazionale Monarchico di Alfredo Covelli, si trasforma nel primo leader populista della storia repubblicana diventando l’incontrastato sindaco della città nel 1952.
16 ) Nel 1947 Eduardo De Filippo comincia a esportare il suo teatro: Questi fantasmi viene rappresentata a Buenos Aires e Filumena Marturano a Bucarest, proprio nell’anno in cui il re Michele viene mandato in esilio e la Romania diventa una Repubblica Popolare.
17 ) Eva Perón, moglie del presidente argentino, nel 1947 visita l’Europa nel tentativo di replicare all’estero il mito di cui gode in patria. Visita la Spagna, la Francia e l’Italia e viene ricevuta dal papa in Vaticano.
18 ) Il brevetto di Marconi è del 1897.
19 ) Il Giro d’Italia del 1947 è preceduto da tantissime polemiche. Il favoritissimo Gino Bartali, già vincitore dell’edizione precedente, mantiene la maglia rosa fino alla quintultima tappa. Ma, nell’unico tappone dolomitico, viene staccato da Fausto Coppi che vince così il Giro. Coppi è alla sua seconda vittoria, dopo quella del 1940.
20 ) Nel 1947 il Partito Socialista Italiano soffre la scissione di Palazzo Barberini, dove i moderati, guidati da Giuseppe Saragat, fondano il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (i futuri socialdemocratici).
21 ) Il campionato 1947/48 vedrà la retrocessione del Napoli, terz’ultimo in classifica. In aggiunta verrà declassato all’ultimo posto per illecito sportivo, a causa di una corruzione, perpetrata da alcuni dirigenti partenopei. nella partita con il Bologna.
7. Giocare Per Giocare
J. Sabina – A. Rot – S. S. Sacchi
Che i galeotti anche i piu’ tenaci
possan dormire tra lenzuola in seta
felice sia la bocca che dà baci
e non chiede moneta
e non chiede moneta
Vorrei traviare tutti i puritani
spingendoli a spiare le vicine
e togliere al quel dio re dei cristiani
la corona di spine
la corona di spine
Nessun omaggio di canzoni ai sordi
vai più veloce della polizia
per poi ballare il valzer dei ricordi
piangendo di allegria
piangendo di allegria.
La vita non è un piano programmato
è solo rondinella in movimento
che non ritorna al nido del passato
perché non ama il vento
perché non ama il vento.
Possa dormire tu spaparanzato
senza pensare al dopo e ai vari impegni
e giri sempre intorno al tuo isolato
l’amore dei tuoi sogni
l’amore dei tuoi sogni
Il rospo cela un principe incantato
e la tua bocca gusti dolce-amari
che voglia avrei di un corso accelerato
di baci voluttuari
di baci voluttuari.
E giocare per giocare
senza mai morire o ammazzare
che ballare tanto è
un sognare cantando un-due-tre.
Nel ritornar bambino poi ricorda
di essere penultimo alla meta
per fucilar col tappo e con la corda
sua maestà il poeta
sua maestà il poeta.
La biancheria sia bianca oppure nera
Ma innamorate perse e rubacuori,
cucite con brandelli di bandiera
le braghe tricolori
le braghe tricolori.
Ci mancano sciocchezze per i seri
pensare adagio per andare in fretta
e far l’amore accanto ai cimiteri
tradendo l’etichetta
tradendo l’etichetta.
e fare serenate ai cimiteri
a mo’ di barzelletta
a mo’ di barzelletta.
E giocare per giocare
senza mai morire o ammazzare
che ballare tanto è
un sognare cantando un-due-tre.
E giocare per giocare
senza mai morire o ammazzare
che ballare tanto è
un sognare cantando un-due-tre.
8. 19 Giorni E 600 Notti
J. Sabina – S. S. Sacchi
La storia duro’
quanto dura un cubetto di ghiaccio
in un whisky on the rocks,
con i rischi che io
poi finissi ridotto a uno straccio
che piu’ non si puo’
così mi lasciò
come un cane randagio
e mogio che abbaia a casaccio
cominciando di nuovo daccapo
con le ceneri in capo
e passato al setaccio.
Avevan ragione
le mie amanti
a dire trionfanti
che il pazzo ero io
questa volta, però
ero io
che volevo volerla volere
e lei no.
Cosi se ne ando’
Si levo’ senza
neanche lasciarmi
un saluto di mancia
e dal taxi,
con eccessi un po’audaci
mi spedì due baci,
uno per guancia.
E cosi tornai
alla maledizione
della camera vuota
alla perdizione
di bar senza meta
alla crocerossina
di saldo regina
della porta lì accanto
scendevo la china
pagando poi il conto
a gente stracolma
che perde la calma
con la cocaina
bruciandomi al fuoco
e al gioco
della borsa o la vita
capii poco a poco
di averla perduta.
E fini che io
per non assediarla
con la litania
per non umiliarmi
con l’antologia
dell’anima sola
tra fredde lenzuola
tra fiori disfatti
gli eterni ricatti
per questo non stetti
a implorare ritorni
coi gomiti lisi
e i dintorni un po’ rotti
di scordarla decisi
ma tanto ci misi … diciannove giorni
e seicento notti
E fu subito addio
e la porta sbatté
col sapore imprevisto di un quiz
forse era perché
si burlava, attraverso l’oblio,
Cupido di me.
Non le chiedo perdono,
perche’ se mi perdonera’
è perché non le importa
è una donna con la testa alta
con la lingua lunga
e la gonna assai corta.
Mi abbandonò
proprio come un paio
di sandali usati
come il saio dei frati
gettato alle ortiche
dallo specchio in ingresso
strappo’ la sua psiche
fui viandante indefesso
nel vicolo fioco
del gioco e del vino
per questa questione
mi han tolto l’accesso
al casinò di Campione.
Che pena gigante,
negherei l’olio santo
sapessi soltanto
che è lei la mandante.
E fini che io
Per non assediarla . . .
E ritornai
Alla maledizione . . .
9. Insieme A Te
J. Sabina – P. Varona – A. G. de Diego – S. S. Sacchi
Io non voglio un amore costumato
programmato con serate sul sofà
io non voglio dei viaggi nel passato
tornare dal mercato con lacrime a metà.
Io non voglio il vicino buongustaio
con assaggio di gamberi per noi
e non voglio il quattordici febbraio
né Natale coi tuoi.
Io non voglio prepararti le valigie
O cucinarti torte né ragù
non voglio questi crucifige
baciare la tua effige davanti alla tv.
Io non voglio trattamenti di riguardo
E non voglio pomeriggi con il tè
ciò che voglio cuore mio codardo
è che tu muoia per me
e morire insieme a te se tu ti ammazzi
e ammazzarmi insieme a te se poi tu muori
perché l’amore quando non muore ammazza
ma l’amore che ammazza poi non muore.
Io non voglio aspettare il tuo ritorno
Per potere brindare sempre a te
Non voglio togliermi il medico di torno
con una mela al giorno se ho voglia di bigné
Io non voglio inverni sulla spiaggia
né baciare le ferite che ti fai
io non voglio Parigi con la pioggia
ne’ Venezia se ti annoi
E non farmi chiamar dall’avvocato
e non dirmi “vedrai che cambierà”
né libero ti voglio né occupato
né carne né peccato né orgoglio neeé pietà
Io non voglio saper perché è successo
io non voglio con te o senza di te
ragazzo ciò che voglio proprio adesso
è che tu muoia per me
e morire insieme a te se tu ti ammazzi
e ammazzarmi insieme a te se poi tu muori
perché l’amore quando non muore ammazza
ma l’amore che ammazza poi non muore.
Y morirme con tigo si te matas
Y matarme con tigo si te mueres
Porque l’amor quando no muere mata
Porque amores que matan nunca mueren
Porque amores que matan nunca mueren
10. Camera Vuota
J. Sabina – S. S. Sacchi
Né io faccio la calza né tu stracci contratti
la fiamma non si alza, non sei tu il mio falò
prima di farmi amare come si amano i gatti
me ne andrò via a cercare chi ti assomiglia un po’
So che sarà l’oblio la tua promessa terra
quel gusto un po’ d’addio tu lo assapori già
la pace che dichiari è più della mia guerra
col tuo silenzio pari di star nell’aldilà
Certo, non hai cercato il favore del vento
che morde da ogni lato questa città un po’ idiota
apprendista stregone che sputa al firmamento
da una grigia pensione da una camera vuota…
Chi tra le mie sottane verrà a cercar farfalle?
le tue labbra profane chi le potrà baciar?
al mio ombelico, vedo, non volti mai le spalle
quando poi ti concedo ciò che non trovi al bar
Non sei la mia colonna, non sono il tuo tappeto
detto a uomo da donna, o meglio vis à vis
non è stato l’altare il mio sogno segreto
perciò posso levare le mie tende da qui
Poiché paghi in contanti, non ti mancano i baci
dai tuoi guizzi volanti sempre ti assolverai
ma non fai più scalpore, io ho eccessi fugaci
le canzoni d’amore son più tristi che mai
11. Cosi Giovani E Vecchi
J. Sabina – C. Varela – S. S. Sacchi
C’era da alzare i tacchi, e farlo per davvero
dal nostro bianco e nero della fatalità
nemici degli specchi, tenevamo davanti
i guanti di Rita Hayworth, le strade di New York.
E strizzandoci l’occhio, poi ci adesco’ la vita
Come una calamita, e non dicemmo un “ma”
ci consegnò le chiavi della città proibita
in cambio venne data la nostra verità.
Fu il tempo di volare volammo tanto in fretta
che l’ombra fu costretta a cambiare identità
confondevano al buio, le nostre pupille,
le luci delle stelle con le pubblicità.
E sempre si barava con la vita e con gli amici
fingendoci felici, dormendo qua e là,
e dici quel che pensi e non pensi a ciò che dici
per raccattare baci che san di carita’
Quel che sai dell’oblio la luna lo ha insegnato
la scienza del peccato la si impara da sè
cercando come ladri, la’ sotto le lenzuola
qualche capriola senza troppi perché.
Ma per adesso niente “addio sogni di gloria”
resta sospeso in aria un timido din don
ci si ubriaca a volte per chiudere un po’ gli occhi
così giovani e vecchi, like a rolling stone
12. Molto Più Di Un Buon Motivo
J. Sabina – A. Stivel – S. S. Sacchi
Questa impresa di traslochi che si è presa
l’armadio di amore e infedeltà
in questa sala d’aspetto senza attesa
e non abbiamo la pretesa
di sapere dove andrà.
Questa campana muta all’arengario
questa metà divisa in due metà
questo bacio di Giuda, questo calvario
questo look da proletario
questa cura di umiltà.
Queste estensioni senza grilli e primavere
queste sere in autogrill senza di te
queste sfere di cristallo prigioniere
di speranze e di chimere
e “vogliam Dio che è nostro re”.
Questa casa di bambole in ostaggio
di numeri due e di complicità
questo ciclone senza occhio a lungo raggio
questo aprile, questo maggio
e questo mese che verrà.
Non accusare la mia ispirazione
non abusare del mio cuore
così sciupato e guasto
e chiuso per ristrutturazione.
Lungo le rughe della voce
si insinua la desolazione
perché questa canzone
è l’ultima cosa che ti scrivo
per dirci addio abbiamo
molto più di un buon motivo
Questo museo di arcangeli scacciati
questo Cane Andaluso senza età
questo trono di re detronizzati
le ossa dei Celenterati
questo “que sera sera”.
Questa lacrima di uomo delle nevi
questa orma della scarpa di Barbablù
queste vite eterne tanto brevi
sotto le gonne che sollevi
tra le Americhe e Corfù.
Questa chitarra cinica e contrita
col suo terzo knock knockin’on heaven’s door
questa bocca che sa di buonuscita
e di fiele sulla ferita
e di “tu che m’hai preso il cuor”.
Questa auto parcheggiata di trequarti
nel posteggio delle perplessità
questa occhiata che ti spia mentre parti
e che sogna di abbracciarti
ma che non ti seguirà.
Non accusare la mia ispirazione
non abusare del mio cuore
così sciupato e guasto
e chiuso per ristrutturazione.
Lungo le rughe della voce
si insinua la desolazione
perché questa canzone
è l’ultima cosa che ti scrivo
Non accusare la mia ispirazione
non abusare del mio cuore
così sciupato e guasto
e chiuso per ristrutturazione.
Lungo le rughe della voce
si insinua la desolazione
perché questa canzone
è l’ultima cosa che ti scrivo
per dirci addio abbiamo
molto più di un buon motivo